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Patrimonio storico, religioso, artistico di Torrecuso: un’eredità culturale nella regione Campania, Provincia di Benevento, Italia

Patrimonio storico, religioso, artíitico di Torrecuso: un’eredità culturale nella regione Campania, Provincia di Benevento, Italia
Ci sono anche belle Chiese da vedere. Ne menziono due, che erano le più frequentate dalla mia famiglia. Una è la Chiesa della S.S. Annunziata (chiamata in dialetto “a Chiesa abbascio”).

Come dice Alessandro Baricco, in questi tempi di cambiamenti vertiginosi, in cui il mondo sembra girare in un’altra maniera, dobbiamo decidere cosa deve rimanere. Io nel mio piccolo ho deciso che -tra altre “cose”- devono rimanere: i ricordi dei nostri cari, il sentimento di gratitudine, il rispetto per la storia, le tradizioni e la saggezza degli anziani, la valorizzazione della nostra cultura, senza per questo sottovalutare le altre.

Prima di tutto ci tengo a riconoscere che non sono esperta di storia né di cultura in genere, né pretendo di esserlo; e purtroppo neanche conosco pienamente il territorio. Vorrei solo parlare di qualcosa che ho conosciuto, o che mi hanno raccontato, o su cui ho letto. Magari può stimolare qualche persona ad andare a conoscere quella parte dell’Italia, o forse agli emigrati che vorranno leggere, servirà per svegliare qualche emotivo ricordo. Comunque sia, la conoscenza porta al rispetto, e a volte, all’amore. E in definitiva, spero serva da tributo alla terra di mio padre, alla sua gente (si trovi dove si trovi). Dico “di mio padre” … e quindi se permettete, anche mia.

Comincio quindi col dire che è una terra ricca di storia, di tradizioni, di vigne, di natura.

FACCIATA CHIESA S.S. ANNUNZIATA.

Da piccola, mio padre mi spiegava che siamo sanniti, il popolo guerriero che una volta obbligò il potente esercito romano a passare sotto le forche caudine (321 a.C.) E mi raccontava della vittoria di Roma contro il re Pirro (275 a.C.), battaglia che provocò il cambio di nome della città da Maleventum a Beneventum (da cui l’odierna Benevento) e che segnò l’egemonia romana su tutta la Magna Grecia. E mi parlava della leggenda che risale all’epoca dei Longobardi delle “streghe” di Benevento (le janare), che si riunivano sotto un noce: “Sotto l’acqua e sotto ‘u viento, sotto a la noce de Beneviento”. Proprio “Strega” è il nome della famosa bevanda a base di erbe aromatiche che tanto gli piaceva e che orgogliosamente mi insegnò che è il liquore di Benevento, prodotto dalla ditta “Alberti” (la stessa dei torroni), con il suo caratteristico color giallo dato dalla presenza di zafferano nella sua formula.

MAIOLICA

A Torrecuso mancano monumenti, perché -come ho già spiegato- questo nucleo urbano si sviluppò in funzione della difesa. Ciò nonostante sono da vedere: il Ponte Foeniculum (Ponte Finocchio), un antico ponte di origine romana sul fiume Calore, il quale -per fortuna- ho saputo che si sta valorizzando con lavori vari di recupero (oltre al tempo trascorso, parte del ponte fu distrutto dalle piene del fiume). Era uno dei pochissimi ponti sul fiume posti su un ramo della via latina che  veniva usata dai pellegrini che da Terra Santa (Gerusalemme) portava a Roma  e viceversa.

Naturalmente, il Palazzo Caracciolo-Cito, che è il risultato della trasformazione dell’antico castello. Vorrei ricordare Carlo Andrea Caracciolo, Marchese di Torrecuso (prima metà del XVII secolo), nel cui periodo il paese visse un periodo florido a causa dell’avviamento di opere pubbliche e iniziative varie. Militare al servizio del Re di Spagna, per le sue vittorie Filippo IV lo nominò “Grande di Spagna”. Come comandante della fanteria combatté anche in Brasile contro gli olandesi conquistando Bahia.

ESTRATTO DELLA PLATEA (INVENTARIO).

Ci sono anche belle Chiese da vedere. Ne menziono due, che erano le più frequentate dalla mia famiglia.

Una è la Chiesa della S.S. Annunziata (chiamata in dialetto “a Chiesa abbascio”).

A 3 navate, è un esempio di architettura rinascimentale della provincia. Nell’anno 1450 un cittadino di Torrecuso concesse alla Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma) il terreno dove poi venne edificata la chiesa, inaugurata nell’anno 1453. È per questo motivo che ha la categoria di “Chiesa Lateranense”. Nella navata centrale, sopra l’altare, una pala di scuola toscana del XV secolo rappresenta l’Annunciazione dell’Angelo Gabriele alla Vergine. Questo ed altri dipinti provenienti da questa chiesa (come quelli che ricordano i quattro Dottori della Chiesa d’Occidente e i quattro Evangelisti) sono inseriti, per il loro interesse artistico, nel Catalogo Generale dei Beni Culturali. Al suo interno sono conservate le reliquie di San Vincenzo, martire di Saragozza, trasportate dalla Spagna. La chiesa dell’Annunziata possedeva beni immobili, che venivano affittati ai cittadini secondo le regole dell’epoca.  Erano inventariati, come si vede in una pagina della platea (vedi foto).

INTERNO CHIESA S.S. ANNUNZIATA.

La maiolica dell’anno 1650, che si vede in foto e che è l’ultima rimasta in esistenza (nel 1651 se ne contavano 26), era il simbolo che identificava i suddetti beni. Le lettere A.G.P. è l’acronimo di Ave Gratia Plena. Si nota la prevalenza dei colori rosso, blu e giallo, che erano i colori della Casa d’Aragona, regnante a Napoli al momento della fondazione della chiesa.

L’altra chiesa -la più vicina alla casa della mia famiglia- è quella di Sant’Erasmo (chiamata in dialetto “a Chiesa n’coppa”), la quale sebbene sia di dimensioni più ridotte e di minore valore artistico è più antica, visto che risale al XIII secolo.

Ma non c’è “solo” storia e arte.

PALA CHIESA S.S. ANNUNZIATA

Per quanto riguarda le manifestazioni popolari e religiose, se si visita Torrecuso nel mese di maggio si può assistere alla Festa di San Liberatore, patrono del paese, che si celebra il 15 del mese. È un Santo tanto caro, che addirittura viene ricordato e celebrato ad Adelaide, dove risiede la più grande comunità di Torrecusani emigrati in Australia.

Se invece lo si visita all’inizio di settembre, si può assistere a Vinestate: una festa dalla durata di 4 giorni con stand di degustazione non solo dei vini del Taburno, cioè Aglianico, Falanghina e altri vitigni, ma anche di gastronomia tipica. Senza mancare spettacoli musicali, dibattiti, mostre e altre attività. Sottolineo che nella 48esima edizione, dell’anno 2023, hanno partecipato 26 cantine e Torrecuso ha accolto oltre 40.000 visitatori nei 4 giorni. 

FACCIATA CHIESA SANT’ERASMO

Continuando a parlare di percorso di valorizzazione, dal punto di vista naturale, questo è un territorio tutto da scoprire. E mi riferisco al Parco Regionale del Taburno Camposauro, un’area protetta istituita nel 2002 dalla Regione Campania che si estende per oltre 12.000 ettari nella provincia di Benevento e che comprende, oltre al Comune di Torrecuso, i comuni di Bonea, Bucciano, Cautano, Foglianise, Frasso Telesino, Melizzano, Moiano, Montesarchio, Paupisi, Sant’Agata De’ Goti, Solopaca, Tocco Caudio e Vitulano. (Tutti in provincia di Benevento). Un luogo ideale per il “turismo verde”.

Infine, al viaggiatore che arriverà a Torrecuso, io direi di perdersi per le stradine e rampe del borgo antico, e sicuramente potrà godere di inaspettati angoli pittoreschi e dell’accoglienza della gente del luogo. E nel tardo pomeriggio, un caffè e un torroncino Strega, e lasciar vagare lo sguardo da una posizione panoramica privilegiata.

Ringraziamenti: ai sigg. Eduardo Rillo e Pasquale Bianco per la pregiata informazione e per le foto qui pubblicate.
Nota speciale per Caminos Culturales: Prof.ssa. Ada Nazzaro 

PROCESSIONE SAN LIBERATORE

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